Titolo: Decent Work e Migrazioni: applicazioni e prospettive per la promozione dello sviluppo rurale sostenibile in Africa Sub – Sahariana
Autore: Maria Cristina Risoli
Data dello studio: Giugno 2021
Contatti personali autore: mariacristina.risoli@yahoo.com
Abstract:
In Africa Sub-Sahariana la mobilità è prevalentemente legata a dinamiche rurali di natura locale. Poiché circa il 90% dell’occupazione agricola locale è di natura informale, tale mobilità si traduce troppo spesso in scarsa qualità dell’occupazione. Lo studio proposto si propone di approfondire tali dinamiche al fine di evidenziare le opportunità di occupazione dignitosa e produttiva per le famiglie rurali locali in un contesto di mobilità crescente. Governare tali dinamiche rappresenterebbe la chiave di volta per l’identificazione di modelli locali di sviluppo rurale, “intrinsecamente” sostenibili.
Rispetto a tale ambito di indagine, l’Africa Sub–Sahariana rappresenta il contesto di riferimento principale, sia con riferimento ai movimenti migratori sia per il ruolo centrale che assume il lavoro agricolo rispetto all’occupazione
All’interno dell’area, lo studio si è focalizzato sul Kenya, in quanto, è un paese chiave di origine, transito e destinazione della migrazione per lavoro nell’Africa orientale e si distingue per aver avviato – attraverso la politica nazionale Kenya Vision 2030 – un processo di trasformazione del proprio assetto politico – amministrativo e una profonda riforma di tutti i settori trainanti l’economia del Paese con l’obiettivo dichiarato di “fornire un’elevata qualità della vita a tutti i suoi cittadini entro il 2030 in un ambiente pulito e sicuro”.
A livello generale, ci sono dunque alcune considerazioni preliminari da tenere in considerazione e che hanno rappresentato elementi e dati di riferimento dello studio.
Primo aspetto di rilievo è la significatività delle popolazioni rurali a livello globale: il 46% della popolazione mondiale vive nelle aree rurali dove si concentra l’80% della povertà e si prevede che oltre 3 miliardi di persone vivranno nelle aree rurali entro il 2050 (ONU, World Urbanization Prospects, 2018).
Ulteriore evidenza è che l’insicurezza alimentare, la povertà, la disuguaglianza di reddito e la mancanza di opportunità di lavoro si rafforzano a vicenda in un circolo vizioso che, da un lato, erode il capitale umano, diminuisce la produttività del lavoro, rende strutturali la povertà e le disuguaglianze sociali tra le generazioni, dall’altro, rafforza i flussi migratori (la maggior parte dei migranti africani proviene da zone rurali e un terzo circa di tutti i migranti internazionali provenienti da paesi in via di sviluppo ha tra i 12 e i 24 anni di età (EUROPEAN COMMISSION DG DEVCO, Promoting employment and decent work in development cooperation Tools and Methods Series Concept Paper No 6 Volume 1: Concepts and foundations, 2018).
In questo contesto, la creazione di opportunità di occupazione dignitosa e produttiva per le famiglie rurali rappresenta un motore essenziale per lo sviluppo economico di queste aree e per la creazione di società più eque ed inclusive.
Il nesso tra migrazioni e lavoro dignitoso in agricoltura presenta, tuttavia, caratteri ambivalenti e impatti differenziati fra breve e a lungo termine (sintetizzati nella figura di lato). “Governare” tali dinamiche rappresenterebbe la chiave di volta per l’identificazione di un modello di sviluppo rurale “intrinsecamente” sostenibile.
Rispetto a tale ambito di indagine, l’Africa Sub–Sahariana rappresenta il contesto di riferimento principale, sia con riferimento ai movimenti migratori sia per il ruolo centrale che assume il lavoro agricolo rispetto all’occupazione.
LA METODOLOGIA: DALL’ANALISI DESK AL BENCHMARKING
Punto di partenza della ricerca è stata l’analisi di contesto, inclusa l’analisi dei Programmi e delle Politiche adottate in questa area del continente africano dai governi e dai principali donatori internazionali (FAO, IOM, WB) a supporto dello sviluppo economico e sociale delle aree rurali e delle connessioni esistenti tra lavoro dignitoso in agricoltura e migrazione. Lo studio approfondito e le elaborazioni effettuate sui dati raccolti attraverso l’analisi desk sui numerosi Report, Dossier, Osservazioni sul campo elaborati dalle Agenzia internazionali succitate e della Commissione europea ha permesso di tracciare alcune linee direttrici di indagine e definire il perimetro della stessa. Dalla ricognizione desk è emerso infatti che nell’Africa SSA la migrazione interna è più diffusa rispetto alla migrazione internazionale e proviene quasi esclusivamente dalle zone rurali; si migra alla ricerca di migliori mezzi di sostentamento; la scelta migratoria è presa in famiglia come misura per diversificare il rischio a fronte di scenari di vulnerabilità; il lavoro agricolo, che colloca ancora il maggior numero di lavoratori migranti, si caratterizza per informalità, stagionalità, bassi salari e scarse condizioni di salute e sicurezza.
All’interno dell’area, lo studio si è focalizzato sul Kenya, in quanto, è un paese chiave di origine, transito e destinazione della migrazione per lavoro nell’Africa orientale e si distingue per aver avviato – attraverso la politica nazionale Kenya Vision 2030 – un processo di trasformazione del proprio assetto politico – amministrativo e una profonda riforma di tutti i settori trainanti l’economia del Paese con l’obiettivo dichiarato di “fornire un’elevata qualità della vita a tutti i suoi cittadini entro il 2030 in un ambiente pulito e sicuro”.
Lo studio presenta quindi una panoramica ampia e dettagliata del contesto politico – amministrativo, economico e sociale e delle strategie e delle politiche avviate e in parte attuate nel Paese.
Da tale analisi è emerso che gli aspetti del lavoro dignitoso e il coordinamento programmatico sull’occupazione giovanile in agricoltura rimangono una sfida aperta per il Kenya: molteplici sono infatti le iniziative rivolte ai giovani per la loro occupazione in agricoltura, che, in alcuni casi complementari, in altri sembrano duplicare approcci e aree di intervento. D’altronde, sono poche ad oggi le evidenze disponibili– in termini di rilevazioni sul campo e dati oggettivi – sulla loro efficacia al fine di guidare le future decisioni di investimento per l’attuazione delle strategie esistenti
IL RISULTATO DELLO STUDIO: KEY FINDINGS
E’ stata, quindi, sviluppata un’analisi di benchmarking con la regione mediterranea dell’Unione Europea al fine di individuare, pur nella differenza dei contesti, elementi/problematiche comuni e modalità e strumenti di risposta, verificandone la replicabilità e trasferibilità nell’uno o nell’altro contesto geografico di riferimento. La scelta del confronto di queste specifiche aree geografiche deriva da una preliminare individuazione di problematiche comuni (tipicità del lavoro part – time e stagionale, carenza di investimenti in infrastrutture e formazione, necessità di incentivi all’occupazione giovanile), nonché dall’interesse a fornire spunti di riflessione utili alla definizione di un modello di sviluppo rurale sostenibile attraverso l’applicazione del principio del decent work, con particolare riferimento all’occupazione dei migranti nel settore agricolo .
Specificamente, si è provveduto a comparare il sistema kenyota con quello italiano, al fine di individuare e descrivere pratiche e strumenti di successo, sperimentati nell’ambito della politica di sviluppo rurale dell’UE, che presentano elementi di “trasferibilità” e “replicabilità” e potrebbero trovare attuazione, in complementarietà e sinergia con le politiche, i programmi e gli strumenti già definiti dal governo del Kenya.
Lo studio ha permesso quindi di mettere a sistema – a partire dai principali attori, istituzionali e non, con cui intrecciare una proficua azione di pushing sul territorio – le problematiche del contesto Kenyota a cui già si sta facendo fronte attraverso i principali interventi attivati, collegando questi ultimi con le pratiche europee che appaiono maggiormente consone ad innescare un processo virtuoso di sviluppo.
La riforma amministrativa in corso in Kenya per la riorganizzazione dei Ministeri e delle altre Istituzioni coinvolte nei processi migratori, nonché il processo di decentramento e di devoluzione dei poteri dal governo centrale alle 47 contee, potrebbe essere sostenuta da un Programma di gemellaggio ad hoc tra funzionari delle amministrazioni pubbliche europee e kenyote nei Ministeri e istituzioni particolarmente coinvolti nei processi di riforma. Le attività potrebbero includere la condivisione delle buone pratiche attraverso workshop, sessioni di formazione, missioni di esperti, visite di studio, distacchi, stage, etc.. e la promozione di relazioni a lungo termine tra i partner. Se ben strutturato, tale Programma potrebbe rappresentare uno strumento unico di potenziamento delle istituzioni attraverso una vera e propria azione di affiancamento che conduca alla definizione puntuale del quadro strategico e attuativo.
La pletora di Programmi e iniziative per lo sviluppo del settore agricolo ha portato ad una duplicazione di approcci e modalità di interventi talvolta in sovrapposizione; per il superamento di tale stasi strumento privilegiato proposto è l’adozione dell’approccio Leader che coinvolge direttamente i rappresentanti delle zone interessate nella definizione e nell’attuazione di strategie locali, nei processi decisionali e nello stanziamento delle risorse secondo 7 driver: approccio ascendente (dal basso verso l’alto), approccio territoriale (rivolto a territori di ridotte dimensioni, omogeneo, con una forte coesione sociale e funzionale, spesso caratterizzato da tradizioni comuni), partenariato locale (attraverso i Gruppi di Azione Locale -GAL), strategia integrata e multi-settoriale (concentrando il sostegno su obiettivi ed azioni, già presenti sul territorio, che generino valore aggiunto.), collegamento in rete e innovazione. Tale approccio appare particolarmente confacente alla struttura territorializzata con la suddivisione in contee a cui il processo di decentramento in atto in Kenya sta puntando.
Il forte flusso migratorio dalle aree rurali alle aree urbane – per lo più giovani istruiti – con conseguente impatto negativo sullo sviluppo, sul processo di innovazione e sulla produttività del settore agricolo, può essere ostacolato e invertito facendo delle piccole realtà rurali dei “piccoli centri smart” secondo l’esperienza europea dei piccoli comuni intelligenti che – oltre a puntare sui propri peculiari punti di forza – creano valore aggiunto potenziando le reti tradizionali e le nuove reti mediante tecnologie delle comunicazioni digitali, innovazioni e un uso migliore delle conoscenze a beneficio dei loro abitanti.
Inoltre, la tuttora scarsa attenzione al processo regolatorio del mercato del lavoro e della protezione sociale, che alcuni Programmi puntano a risolvere, potrebbe trovare nel Pilastro Europeo dei Diritti Sociali e in generale nel framework normativo sviluppato intorno al principio del lavoro dignitoso un utile benchmark di riferimento per l’adozione di atti normativi specifici in un quadro di riforme ancora in fieri.
Infine, ulteriore aspetto critico e ostacolo allo sviluppo rurale sostenibile e all’occupazione dei giovani nel settore, è la difficoltà di accesso agli investimenti e al credito per il superamento della quale l’UE sul proprio territorio è intervenuta fortemente attraverso misure di sostegno al reddito dei giovani agricoltori, quali il premio di primo insediamento che prevede, appunto, un premio una tantum per agricoltori fino a 40 anni di età che si insediano per la prima volta in una impresa agricola e il pagamento per i giovani agricoltori (PGA), regime obbligatorio dell’UE, che prevede un premio aggiuntivo ai giovani agricoltori, secondo regole che però vengono definite da ciascuno Stato Membro. Definito il quadro di intervento, occorre puntare alla elaborazione di un processo di implementazione per fasi che, dal raggiungimento di condizioni abilitanti (ad esempio la stabilizzazione del quadro politico – amministrativo) attraverso l’attuazione del Kenya Vision 2030, giunga alla definizione di opzioni operative contestualizzate, attraverso l’individuazione delle misure idonee a superare le criticità territoriali che possano rappresentare ostacoli all’attuazione.
Figura 1 – Tavola sinottica per la definizione di un modello integrato di intervento per lo sviluppo rurale in Kenya
CONSIDERAZIONE CONCLUSIVA
Lo studio fornisce un punto di vista prospettico del possibile percorso del Kenya verso la definizione di un modello di sviluppo rurale sostenibile che, accanto all’innovazione di strumenti e processi, possa applicare compiutamente i principi cardini del lavoro dignitoso al settore rurale, nella convinzione che la sua posizione di Paese di punta dell’Africa Sub – Sahariana permetta al Kenya di svolgere – in un’ottica di medio-lungo periodo – un ruolo di facilitatore nella diffusione del modello nell’area – e perché no? – nell’intero continente africano
I POSSIBILI PROSSIMI STEP
L’effettiva e proficua applicazione delle risultanze di questa analisi di confronto potrà essere valutata, in un arco temporale di medio e lungo periodo, sulla base del monitoraggio dell’iter di riforma in atto in Kenya.
Pertanto, l’avvio della costruzione del modello di intervento per la promozione dello sviluppo rurale sostenibile nel Paese può passare attraverso un processo in 4 fasi come rappresentato nella figura che segue in cui per ciascuna fase sono individuati i tempi stimati di realizzazione dei singoli step:
- Individuazione delle linee di finanziamento della cooperazione allo sviluppo UE nell’Africa Sub-Sahariana (1-2 mesi);
- Definizione di un Programma di sperimentazione di progetti pilota (3-6 mesi);
- Raccolta di dati ed evidenze empiriche in fase di attuazione (12-18 mesi);
- Valutazione delle risultanze e validazione del modello (4-6 mesi)